A tavola

Mangiare a bordo del Vespucci non è proprio come da qualsiasi altra parte, perlomeno in quadrato ufficiali.
(Per la verità si mangia meglio in mensa allievi: c'è più scelta e le cose sono più buone; è vero che devi usare la gamella, ma è il contenuto che conta, non il contenitore...)
In quadrato, invece, si mangia con le posate d'argento e serviti dal maestro di mensa. C'è un lungo tavolo disposto di fronte alla porta. L'ufficiale più alto in grado (che è praticamente sempre il comandante in 2^) siede di fronte alla porta, in modo da vedere chi entra. Se arrivi in ritardo mica ti puoi sedere a tavola: prima chiedi il permesso. Il secondo in ordine di anzianità siede di fronte al primo. Il terzo a destra del primo. Il quarto a destra del secondo. Il quinto a sinistra del primo. Il sesto a sinistra del secondo. Il settimo a destra del terzo... 'Sto minuetto continua fino agli ultimi, tra i quali c'ero pure io.
Già è un problema azzeccare il proprio posto (e se sbagli paghi da bere), poi mettici che quando ti servono da mangiare il maestro segue RIGOROSAMENTE l'ordine gerarchico, per cui per ogni piatto che riempie si fa mezzo giro del tavolo. Per arrivare a noi aspiranti, la feccia, ci mette tanto di quel tempo che il comandante in seconda ha già finito.
Attenzione a quello che dici!!!! Se sbagli una cosa paghi da bere, se dici una cosa fuori posto paghi da bere, se dici una barzelletta paghi da bere...
E sono una ventina di ufficiali, tutti fortemente assetati...

A me, che sono sempre piaciuti i giochi di parole, non me ne perdonano una.
La mia migliore performance l'ho compiuta un giorno nel quale avevo chiesto al maestro di mensa che mi portasse del formaggio (al posto della inguardabile carne che vedevo servire, almeno per questo era un bene essere serviti per ultimi). Lui viene con un piatto con del parmigiano, stranamente tagliato a fettine sottilissime, invece del solito tocchetto. Il mio vicino di posto mi chiede cosa sia quella roba, e io rispondo, di getto: "mi sembra bifronte". "Che???", fa lui. E io: "Mi sembra = PARMI, bifronte = GIANO. PARMI-GIANO". Lui tace, mi guarda male, poi chiede a tutti di fare silenzio e mi dice: "Avanti, se hai coraggio ripeti quello che hai detto". Io ripeto, e venticinque paia di occhi mi fissano in perfetto silenzio per alcuni lunghissimi secondi. "Ho capito", dico io, "Maestro, alla fine del pranzo ci sarà un giro di bicchierini, offro io".