In bacino

Mi piace raccontare la storia del bacino, che poi è l'insieme di tante piccole storie.

Siamo dovuti rientrare perchè in porto a Livorno abbiamo schiodato il fasciame sull'ancora del Doria: allievi a casa, Duilio che parte per la sua crociera in Nord Africa con la seconda classe, io che saluto il mio omologo, insegnante sul Duilio, facendogli il segno dei pollici e indici uniti per rimarcare la sua fortuna, mentre lui mi saluta militarmente con una faccia da schiaffi.

Noi salpiamo per Spezia, con il solo equipaggio "nave" a bordo. Dell'"Accademia" siamo in pochissimi, credo non più di 5. Durante le crociere estive a bordo ci sono due mondi del tutto separati, quello della nave, composto dall'equipaggio fisso, e quello dell'Accademia. Sono due comandi distinti, hanno compiti distinti (i marinai manovrano il trinchetto, gli allievi maestra e mezzana), alloggi e locali del tutto distinti, praticamente si vive assieme ma non ci si conosce quasi. Anche le guardie sono distinte: c'è un ufficiale di guardia per la nave e uno per l'Accademia.

Poche ore di mare e siamo a Spezia, entriamo in porto, entriamo in bacino. E qui vedo dal vivo quello che, da modellista navale, avevo fatto con le mie mani, ma senza conoscerlo davvero. Lo scafo non può reggere nessun carico concentrato nè può reggere a spinte laterali, per cui la nave deve poggiare assolutamente ritta sul fondo del bacino e viene sostenuta da un centinaio di puntoni di legno, uguali a traversine ferroviarie, posti tutto intorno al bagnasciuga. Chiuse le paratie del bacino, spenti i motori, pompe e via l'acqua.

E' brutta una nave a motori spenti. Una nave è sempre in vibrazione e in leggero movimento, ma in bacino è come morta. Non c'è corrente a bordo, non c'è acqua, non puoi fare la pipi', brutto.

Il giorno dopo scendo in bacino a vedere la riparazione. Come un cretino non ho portato la macchina fotografica, e di questa esperienza unica ho solo ricordi, nessuna foto. Vista da sotto è GROSSA! Ma mi colpisce soprattutto vedere quanto sia sottile la chiglia. Da modellista, le chiglie le ho sempre fatte con il compensato da 5 mm, ma la chiglia vera è mooooolto più sottile e nella scala dei modelli dovrebbe essere come un foglio di carta.

Per la riparazione ci vuole un giorno ancora. A sera io sono di guardia per l'Accademia, per la nave è di guarda un TV del genio (motorista), Rolando Quadrini, romano come me. Di guardia per modo di dire, dell'Accademia ci sono solo io a bordo e mi faccio la guardia da solo.

Arriva il tramonto e bisogna fare l'ammainabandiera (che è una bella cerimonia, soprattutto in navigazione). In porto ci sono anche altre navi, ovviamente, e con la mania della forma che c'è in Marina mica può essere che ognuno si faccia l'ammainabandiera da solo: deve cominciare la Nave più anziana (cioè la nave con il Comandante più alto in grado). In porto siamo in tre ad avere un CV: noi, l'Ardito e l'Audace. Quadrini non sa chi sia il Comandante più alto in grado dei tre, figurarsi se lo so io. Decidiamo di aspettare: "se comincia un altro noi andiamo dietro, se non comincia nessuno vuol dire che siamo noi i più anziani". Passano 5 minuti e tutto è silenzioso. "Aspettiamo ancora un minuto". Niente. "Allora siamo noi" e diamo l'ordine al Nostromo di fare l'ammainabandiera; lui fischia e istantaneamente TUTTO l'Arsenale fischia appresso a lui. Credo che ci siamo presi una bella sfilza di maledizioni da parte di tutti gli equipaggi, che si saranno chiesti "cosa cavolo sta facendo il Vespucci". Di sicuro non hanno detto "cavolo".

Il giorno dopo, a riparazione finita, succede una cosa bella. Il bacino viene riempito, un po' alla volta, e la nave comincia a riprendere la spinta di galleggiamento. Comincia un rumore sinistro tipo fantasmi, ma una folla di 100 fantasmi: sono le traverse di legno che gemono via via che si riduce la spinta su di loro; lì per lì non sembra una cosa bella, ma all'improvviso una delle traverse molla e salta in aria facendo il rumore di una gigantesca bottiglia di spumante che si stappa; poi un'altra, poi altre due, poi a decine, enormi tappi saltano in aria. Ti assicuro che anche adesso che scrivo, 27 anni dopo, mi vengono i brividi al ricordo. E' come se si stesse festeggiando la nave che torna a galla. Forse è da questo che viene l'usanza della bottiglia di champagne al varo delle navi, non so. Poi la nave riaccende i motori, le luci e torna viva. Bello, proprio bello.

Il giorno dopo gli allievi tornano a bordo da casa loro, viene l'Ammiraglio comandante dell'Accademia (CA Filippo Ruggiero, che poi è stato Capo di Stato Maggiore della Marina). Ci fa il discorso di saluto, nel quale si dichiara dispiaciuto del fatto che dovremo "rinunciare alle coscelunghe norvegesi, ma vi farete onore lo stesso". Ha detto proprio così.

L'indomani, primo di agosto se non ricordo male, comincia l'avventura vera.