Impressioni

Ero di leva di mare solo per ragioni burocratiche, e ho pensato bene di fare il concorso ad ufficiale di complemento. Mi hanno destinato in Accademia a fare l'insegnante, e lì ho chiesto di andare su Nave Vespucci (quando mai mi capiterà di nuovo di andare in Norvegia, mi dicevo; mica lo sapevo che saremmo rimasti nel Mediterraneo). In barca a vela ci sapevo andare da prima, ma non mi sono mai considerato un marinaio vero.

Così, a luglio, salgo sulla nave più bella del mondo.

Prime ore di navigazione. Devo proprio avere la faccia persa, fino ad allora al massimo ero stato su un traghetto da Civitavecchia a Cagliari, da passeggero. Non so fare assolutamente niente, e il primo che mi parla e mi insegna qualcosa è... il cappellano di bordo. Naturalmente la Marina deve inquadrare tutto, per cui anche lui ha un grado (Tenente di Vascello, con il bordo viola), ma è soprattutto una brava persona e mi dà quell'accoglienza che serve a farmi sentire un po' meno intruso.

In mare ci si sente soli. Conta poco il fatto che ci sia qualche centinaio di altre persone accanto a te. Passo ore a guardare i gabbiani. In mare aperto non si vede niente altro che mare e cielo, non c'è televisione, i computer e i telefonini arriveranno tra qualche anno. Se passa una nave all'orizzonte stai tutto il tempo possibile alla murata a guardarla e ti dici "allora non sono l'unico in questo vuoto". E ci si saluta con le bandiere: "ti ho visto, ciao e buon vento".

Un giorno al largo di Bari: a est cielo completamente sereno, da ovest arriva una perturbazione, da orizzonte a orizzonte. Ci passa sopra, sembra un telo che ti copre. E dietro di nuovo tutto sereno, da orizzonte a orizzonte.

Di notte: quante stelle ci sono lassu. Solo nel deserto ne ho viste altrettante. E che freddo! Ma non era estate?

Alla fonda davanti a Senigallia, di domenica: centinaia di barche ci vengono intorno.

A Trieste, migliaia di persone fanno la fila per salire a bordo a farci visita. Siamo il Vespucci! Io pure ne faccio parte, che fino a due settimane prima non ne sapevo niente, e ne sento l'orgoglio.

Tutte le sere, al tramonto, l'ammainabandiera. Le parole della preghiera del marinaio suonano molto retoriche, alle orecchie di uno del nostro tempo. Ma in mare no: c'è un'atmosfera unica, ci sono i fischi del nostromo che accompagnano la bandiera che scende e poi torna a segno. C'è la frase finale "benedici noi che per esso [il popolo] vegliamo in armi sul mare", che OGNI VOLTA, anche adesso che scrivo, ti fa venire i brividi.

Posto di manovra generale alla vela. Io non c'entro niente, sono solo una spettatore. Ma quando senti: "destinati ai velacci e ai contro, pronti a salire a riva... A RIVA!" e partono tutti come razzi sulle griselle, sembra che sali anche tu. Fantastico!

Non scorderò mai la navigazione a vela fatta al largo di Taranto in una giornata di vento teso. Tutte le vele fuori, nave inclinata di 20 gradi, e corre, ma quanto corre! Da qualche parte devo ancora avere un pessimo filmino in super 8 girato con la scassatissima cinepresa di mio padre [è il videoclip disponibile su questo sito]; se non ricordo male cercai di inquadrare il solcometro, perchè andavamo veramente forte. NOI andavamo forte, pure io che non avevo fatto niente.

Ultimo giorno di navigazione, davanti all'Elba. Ho già chiesto un milione di volte circa al Comandante Molaschi il permesso di salire a fare qualche foto, e lui non me l'ha mai concesso. Capisco, chi glielo fa fare a rischiare che un "baule" (nomignolo assai poco affettuoso dato agli ufficiali di complemento) cada giù. Ma io insisto, sono abituato a stare in equilibrio sui viadotti autostradali in costruzione dove ho lavorato e non mi fanno paura 30 o 40 metri di vuoto. Alla fine lui cede e mi fa salire, anche se accompagnato da un paio di angeli custodi che stanno li per evitare che io faccia qualche scemenza. 'Solo fino alla coffa di mezzana', meglio che niente. Le foto sono nella galleria. Se ci fai caso, nella penultima si vedono un po' di allievi sdraiati a riposarsi in coperta, nell'ultima si vedono gli stessi allievi in piedi che guardano su. Mi hanno visto e aspettano che io scenda. Quando torno in coperta mi accolgono in modo inatteso: sembra proprio che con questa "impresa" mi sia guadagnato un po' di considerazione, forse adesso sono un po' meno "baule". A sera gli allievi fanno festa al Comandante e lo lanciano in aria. Poi hanno lanciato anche i sottordini. Anche me!!

Alla fine è ottobre e scendo dalla nave più bella del mondo. Ma non ne scendo mai del tutto.